sabato 16 maggio 2015

Un ritratto di Sergej Šojgu, il generale venuto dalla Siberia

Sergej Kužugetovič Šojgu

Tra gli esponenti del mondo politico russo forse esiste solo un uomo dotato di un indice di popolarità prossimo a quello del presidente Vladimir Putin. È il ministro della difesa Sergej Šojgu, la cui ormai longeva carriera negli apparati governativi della Federazione Russa appare immune da crisi di credibilità ed insuccessi, tanto da far presagire per quest'uomo arrivato dal cuore della Siberia un futuro non meno prestigioso. Vale quindi la pena ripercorrere le tappe della vita e dell'impegno pubblico di un tale personaggio, decorato con l'onorificenza di “Eroe della Federazione Russa” nel 1999, il quale già dal nome e dal volto evoca la complessità di un paese che fa da ponte tra due continenti.

Sergej Šojgu è nato il 21 maggio del 1955 a Čadan, cittadina dell'odierna repubblica autonoma di Tuva, regione al confine con la Mongolia. Figlio del mongolo-tuvano Kužuget Šojgu – discendente di pastori nomadi con una carriera da funzionario locale di partito – e della russa etnica Aleksandra Kudrjavceva – impiegata del ministero tuvano dell'agricoltura , il giovane Sergej studiò presso l'Istituto Politecnico di Krasnojarsk, dove conseguì la laurea in ingegneria civile nel 1977. Nello stesso anno raggiunse il grado di tenente dell'esercito, prima tappa di una lunga scalata che lo condurrà a divenire generale d'armata nel 2003. Tesserato al PCUS al pari dei genitori e dei suoceri, Šojgu lavorò nell'ambito della burocrazia di varie località della Siberia fino al 1990, quando si trasferì a Mosca diventando vicepresidente del Comitato Sovietico per l'architettura e le costruzioni. L'anno seguente ricevette gli incarichi di capo del corpo dei soccorritori e poi di presidente del Comitato per le situazioni d'emergenza di quella che stava ormai per divenire l'odierna Federazione Russa. Questo nuovo comitato rispondeva alla necessità di modernizzare e rendere più efficiente il sistema di risposta ai disastri e alle emergenze, poiché esso aveva dimostrato varie problematiche e lacune (si pensi alla gestione del dopo Černobyl').1 Per Šojgu la nomina rappresentò una vera e propria svolta professionale e politica, investendolo di compiti spazianti dai disastri naturali alle conseguenze degli attacchi terroristici.2

Nei tumultuosi anni a cavallo tra la fine dell'Unione Sovietica ed il consolidamento del potere eltsiniano Šojgu si schierò contro i tentativi di restaurazione del sistema comunista, dimostrandosi leale verso le autorità governative. Da presidente del Comitato per le situazioni d'emergenza giocò un ruolo importante nella difesa della Casa Bianca di Mosca durante i giorni del tentato Putsch di agosto” del 1991.3 Impegno che gli valse la medaglia di “Difensore della Russia libera” nel 1993, stesso anno di una nuova grave crisi costituzionale culminata nel bombardamento della Casa Bianca (allora sede del parlamento) per ordine del presidente El'cin. Nei primi anni novanta a Šojgu fu affidata anche la gestione delle emergenze legate alle tensioni inter-etniche nel Caucaso (prima guerra osseto-georgiana e poi questione cecena). Nel gennaio del 1994 il Comitato per le situazioni d'emergenza fu trasformato in ministero (noto come EMERCOM). Entrando ufficialmente nella compagine governativa Šojgu andò acquisendo una visibilità mediatica via via crescente. Nel 1995 l'uomo venuto da Tuva decise di aderire alla nuova formazione di centrodestra La Nostra Casa – Russia”, fondata dall'allora primo ministro Viktor Černomyrdin ed avente tra i suoi dirigenti un ancora poco noto Vladimir Putin.4 Šojgu ed il suo ministero si guadagnarono ben presto la fiducia e la stima della popolazione. Impegnato sui fronti più disparati – dalla gestione degli aiuti umanitari in ex Jugoslavia all'evacuazione dei cittadini russi nelle zone a rischio del mondo, dal soccorso post-calamità naturali alle attività umanitarie in Cecenia – l'EMERCOM si distinse come uno dei pochi organismi istituzionali funzionanti e credibili nel disastrato periodo dei torbidi” eltsiniano. Di conseguenza la popolarità di Šojgu crebbe a vista d'occhio, tanto che nel 1998 il celebre cineasta Nikita Michalkov gli dedicò un apologetico documentario dal titolo General Kužugetyč”.5 In controtendenza rispetto a gran parte del blocco di potere gravitante attorno a El'cin, Šojgu uscì politicamente indenne dalla catastrofe socio-economica di quegli anni di cleptocrazia anarchica.

Il 1999 rappresenta uno spartiacque importante nella recente storia russa. Nell'agosto di quell'anno l'ex direttore del FSB Vladimir Putin fu nominato primo ministro. Da quel momento inizierà un lento e progressivo percorso di ricostruzione nazionale destinato a segnare gli ultimi quindici anni e non ancora terminato. Poco dopo la nomina di Putin, a supporto del futuro presidente della Federazione Russa, nacque il movimento Unità”, la cui guida fu affidata al popolare ministro delle situazioni d'emergenza, da poche settimane decorato con la prestigiosa onorificenza di “Eroe della Federazione Russa”. Nel dicembre del 2001 Šojgu, insieme al sindaco di Mosca Lužkov ed al presidente del Tatarstan Šajmiev, fu tra i protagonisti della fusione partitica da cui scaturì l'attuale formazione governativa, Russia Unita”.6 Nel quindicennio putiniano si è sempre più consolidata l'intesa personale e politica tra il presidente ed il generale siberiano. Un'intesa passata anche attraverso i tragici momenti della crisi cecena e degli attacchi terroristici dell'islamismo radicale in giro per la Russia.7 Šojgu ha continuato a mantenere l'incarico di ministro per le situazioni d'emergenza fino al maggio 2012, quando è stato chiamato a ricoprire la delicata posizione di governatore dell'oblast' di Mosca. Impegno però durato appena qualche mese, cioè fino all'assunzione dell'incarico di ministro della difesa avvenuta il 6 novembre 2012.

La nomina del generale Šojgu al posto di Anatolij Serdjukov è stata interpretata in vari modi, ma è probabile che sulla decisione abbia influito una concatenazione di fattori che spaziano dal problema della corruzione alle incertezze sulla riforma dell'esercito, dalla scarsa esperienza militare dell'ex ministro a pettegolezzi sulla sua vita privata. L'arrivo del popolarissimo Šojgu al ministero della difesa non ha comunque condotto all'abbandono degli obiettivi di modernizzazione delle Forze Armate a cui aveva lavorato Serdjukov.8 Nei due anni e mezzo da ministro della difesa Šojgu ha più volte comandato esercitazioni militari di grande portata per testare la prontezza e la preparazione dell'esercito. In questo periodo non sono infatti mancati i momenti di tensione internazionale che hanno visto coinvolta la Russia: basti pensare alla minaccia d'intervento statunitense in Siria nel 2013 o al lacerante conflitto in Ucraina orientale. In pratica, pur non intaccando i presupposti della riforma di Serdjukov, Šojgu ha imposto uno stile radicalmente diverso da quello del suo predecessore. Da militare gode di un rapporto privilegiato con gli uomini delle Forze Armate che in precedenza mancava.9 Oltre a ciò Šojgu si distingue per un maggiore attivismo internazionale, teso soprattutto a rafforzare la collaborazione militare con paesi come Cuba, Venezuela e Vietnam. A caratterizzare il nuovo corso ministeriale è anche l'attenzione ai particolari simbolici ed alle tradizioni: Šojgu ha infatti reintrodotto l'usanza della partecipazione dei cadetti delle scuole Suvorov e Nachimov alla parata del 9 maggio, ricostituito le storiche divisioni Tamanskaja e Kantemirovskaja, predisposto misure volte a stimolare il patriottismo nelle caserme e imposto l'obbligo dell'uniforme per il personale del ministero. Tutti interventi in linea con il terzo mandato presidenziale di Vladimir Putin, contraddistinto da una maggiore enfasi sui valori patriottici e tradizionali.

Il generale ha inoltre manifestato l'intenzione di rafforzare la collaborazione tra le Forze Armate e la Chiesa ortodossa russa, auspicando il ripristino di relazioni simili a quelle intrattenute da esercito e clero nella Russia pre-rivoluzionaria.10 Il rapporto tra Šojgu e la religione ha peraltro suscitato notevole curiosità, soprattutto dopo la recente parata del 9 maggio scorso. In quell'occasione infatti il ministro ha stupito molti facendo un pubblico segno della croce sotto l'icona di Cristo che adorna la Torre del Salvatore del Cremlino. In realtà Šojgu ha solo restaurato un'antica tradizione venuta meno a causa delle politiche antireligiose perseguite ai tempi dell'URSS (che avevano condotto persino all'occultamento della sacra icona di Gesù). Quello di Šojgu è apparso come un gesto dalla forte carica simbolica per molteplici ragioni. In primo luogo per la sua novità: nessuno tra i suoi predecessori aveva realizzato tale gesto all'inizio della grande parata che celebra la vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale; in secondo luogo perché cozza in maniera radicale con il laicismo sempre più diffuso in Occidente, rappresentando un ulteriore segno di alterità della Russia rispetto ai paesi euro-atlantici; in terzo luogo perché ha destato sorpresa che il segno dell'appartenenza alla fede cristiana sia stato fatto proprio così solennemente da un tuvano. L'origine paterna del ministro ha infatti alimentato per lungo tempo la certezza della sua adesione al buddhismo tibetano, religione tradizionale di Tuva insieme allo sciamanesimo. In realtà, già nel 2003, in occasione del conferimento di una prestigiosa onorificenza serbo-ortodossa, fu lo stesso Šojgu a dichiarare di essere stato battezzato all'età di cinque anni a Stachanov, località dell'odierna Ucraina orientale in cui viveva la sua famiglia materna.11 Il ministro peraltro è solito partecipare al tradizionale rituale del bagno nell'acqua gelata in occasione dell'Epifania e nel 2012 si è recato in visita ufficiale presso il Monastero della Trinità di San Sergio, cuore dell'ortodossia russa. Al tempo stesso egli mantiene comunque relazioni molto strette con i religiosi buddhisti della sua terra d'origine e con la tradizione da essi rappresentata. Il rapporto di Šojgu con la sfera religiosa è quindi ricco e complesso come ricco e complesso è il panorama spirituale della Russia. Ciò che risulta evidente è la forte attenzione del ministro della difesa russo per l'aspetto religioso della vita umana.

In definitiva, Sergej Šojgu è uno dei personaggi del panorama politico russo da tenere in maggiore considerazione anche per il futuro. Infatti il suo rapporto privilegiato con Vladimir Putin, la conoscenza delle autorità locali con cui ha lavorato a stretto contatto per oltre vent'anni, i legami con la Chiesa ortodossa russa e le Forze Armate, la credibilità di cui gode presso l'opinione pubblica e l'immagine eroica che ormai si porta cucita addosso lo rendono un probabile protagonista di prima grandezza anche nei prossimi anni.

Fabio Petrucci

1, 2, 3, 5, 7 Ray Finch, Sergey Shoygu: Russia’s Emergency Defense Minister. A Bio-Sketch, 2013.
4 Charles J. Shields, Vladimir Putin, 2006.
6 Sean P. Roberts, Putin's United Russia Party, 2012.
8 Theodore Karasik, Putin and Shoigu: Reversing Russia's Decline, 2000.
9 Dmitry Gorenburg, The Russian Military under Sergei Shoigu: Will the Reform Continue?, 2013.

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